Tra le tante contraddizioni del mondo del lavoro, ce n’è una che proprio non riesco a comprendere. Si tratta dell’ennesima presa in giro delle aziende, che riescono a tenerti al guinzaglio semplicemente chiamando le cose con un altro nome, meglio se di provenienza anglosassone (perché fa anche più figo). E’un po’ come se qualcuno ti mettesse una catena di ferro al collo e ti facesse credere che si tratti di una collana d’oro e diamanti. Di che cosa sto parlando?
Tutti sappiamo che le imprese spesso incentivano i propri dipendenti premiandoli con i cosiddetti “benefit aziendali”; si tratta di una serie di emolumenti retributivi che vengono esposti nella busta paga dei lavoratori dipendenti o dei collaboratori a progetto e che hanno una caratteristica comune: quella di non essere immediatamente determinabili in moneta in quanto si riferiscono a speciali trattamenti cosiddetti “in natura” di cui gode il dipendente o il collaboratore nell’ambito del rapporto di lavoro che lo lega ad un datore di lavoro. Tra questi, i più ricorrenti sono l’automobile, i buoni mensa, l’alloggio, le polizze assicurative, la possibilità di comprare prodotti aziendali ad un costo inferiore, eccetera.
In effetti, questi sono “benefit” reali, perché permettono un risparmio al dipendente e gli danno dunque la possibilità di utilizzare quei soldi per altri scopi.
Quello che non comprendo è come si possa chiamare “benefit aziendale” il cellulare. Qualcuno subito obietterà che con il telefono aziendale si risparmia sulle chiamate (purché non si esageri con quelle di natura extra lavorativa). Ok, ma a che prezzo? L’azienda in cambio esige il tuo tempo libero, la tua libertà. Si tratta del cosiddetto “regalo con il boomerang”.
Vedo continuamente persone intente a rispondere a chiamate ed a email aziendali a tutte le ore ed in tutte le situazioni, ovviamente al di fuori del loro orario di lavoro; alle cene con gli amici, in vacanza, durante eventi importanti, il loro relax è constantemente messo in discussione dal trillo di un collega o dal bip di una email appena arrivata. Come fosse una droga, queste persone non riescono più a spegnere il cellulare aziendale e piano piano arrivano all’assurda convinzione di essere indispensabili per la propria compagnia, di dover essere sempre e comunque reperibili, senza capire di essere diventati in tutto e per tutto degli schiavi.
Il mio consiglio? Ben venga il telefono aziendale, ma che resti solo acceso durante gli orari di lavoro e mai, dico mai, per il resto della giornata. In caso contrario, non accettatelo. La vostra azienda sopravviverà lo stesso, statene certi, ed in questo modo forse anche voi.
5 gennaio 2012
Benefit aziendali: il grande inganno del cellulare
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