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14 dicembre 2007

Furto d' identita' in rete, la Cassazione condanna l' imputato


Forse, dopo aver letto questa notizia, qualcuno smetterà di rubare l'identità ad altre persone in rete.

La Corte di Cassazione (quinta sezione penale, sentenza n.46674) ha infatti confermato la condanna di un imputato, avuta in secondo grado, per sostituzione di persona, perchè "al fine di procurarsi un vantaggio e di recare un danno ad una donna, creava un account di posta elettronica apparentemente intestato a costei e, utilizzandolo, allacciava rapporti con utenti della rete Internet e induceva in errore sia il gestore del sito sia gli utenti".

"Il soggetto indotto in errore - si legge nella sentenza - non è tanto l'ente fornitore del servizio di posta elettronica, quanto piuttosto gli utenti della rete, i quali, ritenendo di interloquire con una determinata persona, in realtà inconsapevolmente si sono trovati ad avere con una persona diversa". Secondo la Suprema Corte "non è affatto indifferente, per l'interlocutore, che 'il rapporto descritto nel messaggio' sia offerto da un soggetto diverso da quello che appare offrirlo, per di più di sesso diverso".

La prossima volta, dunque, pensateci bene prima di spacciarvi per qualcun'altro!


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